EN795LAB-Redazionale-Excellence in testing

Redazionale

La nuova UNI 11578:2015

All’inizio del mese di dicembre 2012 UNI ha provveduto al recepimento italiano con la pubblicazione, per ora solamente in lingua inglese, della norma EN 795:2012 (UNI EN 795:2012) relativa ai dispositivi di ancoraggio (Dispositivi individuali per la protezione contro le cadute).

La nuova versione della norma, elaborata dal CEN TC 160 in dieci anni di vero e proprio travaglio, ha introdotto importanti e radicali modifiche sia per quanto riguarda l’approccio generale relativo ai dispositivi di ancoraggio e sia, in particolare, per quanto riguarda i requisiti e i metodi di prova.

In sostanza le modifiche più importanti e più discusse sono relative al fatto che i dispositivi di ancoraggio che cadono nel campo di applicazione della norma EN 795:2012, quali Dispositivi di Protezione Individuale come chiaramente indicato nella definizione di DPI di cui all’Art. 1 della Direttiva 89/686/CEE, devono essere obbligatoriamente progettati per poter essere rimossi dalla struttura.

Infatti la norma specifica, per esempio, che i dispositivi di ancoraggio devono poter essere rimossi anche solo per fini di ispezione. Di conseguenza la norma stessa esclude “i dispositivi che non siano intesi per essere rimossi dalla struttura”, per esempio quelli ricoperti anche solo con uno strato di isolante (rif. EN 795:2012 Nota 1 al par. 3.1 e Figura 2c) che andrebbe rimosso e posato di nuovo per ripristinare il sistema di ancoraggio.

Inoltre, tutti i dispositivi di ancoraggio intesi come DPI, sempre nell’ottica della individualità prevista nella definizione della Direttiva 89/686/CEE, sono ora soggetti anche alla limitazione ad un solo operatore collegato allo stesso dispositivo.

I nuovi orientamenti della norma (limitazioni e modifiche al campo di applicazione) sono destinati a creare, nel breve, qualche difficoltà a buona parte degli addetti ai lavori e delle istituzioni che operano nell’ambito della tutela della sicurezza dei lavori in quota.

E’ certo, però, che dal punto di vista tecnico si è riusciti a fare maggiore chiarezza in particolare sugli ambiti applicativi.

I nuovi metodi di prova risultano maggiormente dettagliati e forniscono un discriminante più preciso per la determinazione delle prestazioni degli stessi dispositivi di ancoraggio.

Le novità più importanti dal punto di vista tecnico consistono nell’introduzione di una nuova prova (prova di deformazione), nella modifica sostanziale della prova di prestazione dinamica e nella modifica dei carichi da applicare per la verifica di resistenza statica.

La prova di deformazione richiede l’applicazione all’elemento di ancoraggio di un carico statico di circa 70 kg per un minuto nella, o nelle, direzioni prevedibili di impiego, e la misurazione della deformazione permanente che non deve essere superiore a 10 mm.

Scopo della prova è quello di simulare la massa di un utilizzatore quando il dispositivo di ancoraggio è utilizzato con un sottosistema di “trattenuta”.

La norma specifica infatti che i dispositivi di ancoraggio progettati per assorbire l’energia di caduta con la deformazione plastica non devono cominciare a deformarsi al di sotto della soglia (circa una settantina di chili per l’appunto) dell’utilizzo come trattenuta.

La prova di prestazione dinamica, oggi “prova di resistenza dinamica e integrità”, appare meno conservativa ed è basata sullo stesso principio per tutti i dispositivi di ancoraggio: il dispositivo di ancoraggio deve essere in grado di arrestare una caduta caratterizzata da una energia definita.

Deve quindi essere verificata l’energia trasmessa al dispositivo di ancoraggio utilizzando una massa di 100 kg collegata, questa volta, ad un cordino per alpinismo (corda dinamica singola) di particolari caratteristiche (lunghezza 2 metri con estremità annodate, diametro 11 mm, forza di impatto nella prima caduta pari a 9 ±1,5 kN, conforme alla norma EN 892).

L’altezza di caduta deve essere determinata statisticamente utilizzando un punto di ancoraggio fisso e completamente rigido e deve essere tale che sulla massa in caduta possa misurarsi una forza frenante di 9 kN.

Una volta effettuata la caduta dall’altezza predeterminata sul dispositivo di ancoraggio, con sistema a riposo, si deve verificare l’integrità del sistema stesso incrementando la massa sospesa di ulteriori 200 kg e osservando che il sistema non collassi.

Con la vecchia edizione della norma i metodi erano differenti da classe a classe.

Per le classi A e B, ad esempio, si doveva utilizzare un cordino statico a tre trefoli ed effettuare una caduta di due metri e mezzo (l’esperienza insegna che a seconda del cordino utilizzato la forza frenante oscillava tra 13 kN e 17 kN), mentre per la classe C si doveva utilizzare una catena ed effettuare una caduta tale da sviluppare 6 kN di forza frenante sulla massa in caduta.

Considerata la EN 795:2012, in alcuni casi la non conservatività della prova è intuitiva: si pensi alle classi A e B per le quali la forza frenante passa da una media di circa 15 kN a 9 kN, tuttavia anche per la classe C si dovrebbe pensare che 9 kN sono la forza frenante misurata su un sistema rigido, mentre la forza risultante misurata sulla massa durante la prova effettuata su una linea di ancoraggio potrà risultare, a parità di condizioni, anche più bassa di 6 kN.

La prova di resistenza statica prevede l’applicazione di un carico pari a 12kN mantenuto per 3 minuti nella direzione dell’eventuale sollecitazione in esercizio per tutti dispositivi metallici, e pari a 18kN per i dispositivi realizzati in materiale non metallico o nel caso in cui il costruttore non sia in grado di fornire garanzia di durabilità (la prova sino ad oggi normata prevedeva un carico statico pari a 10kN per i dispositivi di classe A, per esempio, mentre per quelli di classe C il carico era spesso superiore).

Solo a gennaio 2013 il CEN ha reso disponibile agli Enti di normazione nazionali europei per il recepimento anche la TS 16415:2013. Questa “Technical Specification”, per l’appunto “TS”, è una norma sperimentale che specifica i requisiti e i metodi di prova per i dispositivi di ancoraggio destinati all’uso da parte di più persone contemporaneamente.

Anche in questo caso il campo di applicazione è invariato rispetto alla EN 795:2012, infatti anche i dispositivi di ancoraggio destinati all’uso da parte di più persone collegate contemporaneamente devono obbligatoriamente essere rimovibili dalla struttura.

In sostanza i dispositivi di ancoraggio destinati al collegamento di più persone devono in primis essere conformi alla EN 795:2012, poi devono essere sottoposti a prova secondo i metodi descritti nella TS 16415:2013.

La modifica sostanziale rispetto alla EN 795:2012 consiste nella proiezione dei carichi applicabili nelle prove di resistenza dinamica e integrità, e resistenza statica.

Riguardo alla prova di resistenza dinamica e integrità, per i primi due utilizzatori il dispositivo deve essere sottoposto a prova utilizzando una massa di 200 kg collegata ad un cordino analogo a quello usato per singolo utilizzatore, ma questa volta di lunghezza 1 metro con estremità cucite. Per ogni utilizzatore successivo deve essere ripetuta la prova in conformità alla EN 795:2012, quindi con il cordino da 2 metri, lasciando però le precedenti masse appese al dispositivo oppure applicando un carico statico equivalente.

Una volta terminate le prove dinamiche, la prova di integrità consiste nell’incrementare il carico statico applicato al dispositivo con coefficiente pari a 3 per i primi due utilizzatori, più 150 kg per ogni utilizzatore aggiuntivo. Ciò significa che per quattro utilizzatori, per i quali sono state effettuate tre cadute dinamiche con 200 + 100 + 100 kg, il carico statico finale da raggiungere per la prova di integrità è pari a 600 + 150 + 150 kg.

Riguardo alla prova di resistenza statica, i carichi previsti nella EN 795:2012 devono essere incrementati di 1 kN per ogni utilizzatore oltre il primo. In sostanza per quattro utilizzatori il carico statico è pari a 12 + 3 kN oppure 18 + 3 kN.

Considerato il fatto che, nonostante i progressi dal punto di vista tecnico e applicativo possano essere considerati per molti aspetti validi, la pubblicazione della EN 795:2012 e della TS 16415:2013 hanno introdotto una lacuna normativa escludendo dal campo di applicazione tutti i dispositivi di ancoraggio che sono destinati, per progetto, all’installazione permanente.

Di conseguenza UNI ha messo allo studio la norma UNI 11578:2015 dedicata espressamente ai requisiti e metodi di prova per i dispositivi di ancoraggio destinati all’installazione permanente.

Questa norma riprende i contenuti delle due già citate norme europee con il fermo obbiettivo di sostituire i riferimenti della EN 795 all’interno delle variegate legislazioni regionali, provinciali e locali.

E’ evidente che le modifiche introdotte con la nuo va edizione della norma EN 795 rendono necessario l’uso di sistemi di misurazione più avanzati e precisi rispetto a quelli utilizzati fino a oggi, e introducono la necessità di un'area prove versatile e dedicata specificamente ai dispositivi di ancoraggio.

Il Laboratorio prove EN 795 - UNI 11578